domenica 18 ottobre 2009

Clara M. Davis: ricercatori così non se ne trovano più!



Circa settant'anni fa, nel 1939 la dottoressa Clara M. Davis, una pediatra di Chicago (USA) pubblicò i risultati di un esperimento alimentare che era destinato a sconvolgere le concezioni dietetiche dell'epoca. Anzi, è talmente sconvolgente che ancora oggi esso non viene preso in seria considerazione, e nessun ricercatore ha il coraggio di riprodurre un simile esperimento, non fosse altro che per smentirlo.
L'esperimento riguardava quello che la Davis chiamò "L'auto-selezione alimentare dei bambini appena svezzati".
L'esperimento di svolse in una specie di orfanotrofio trasformato in laboratorio per ricerche nutrizionali per l'occorrenza; ad esso parteciparono 15 bambini, figli di ragazze madri o di vedove che non potevano più badare al loro sostentamento; esso durò in totale sei anni e la permanenza dei bambini variò dai sei mesi ai quattro anni e mezzo. Immaginatevi quindi la portata di questo esperimento: per ben sei anni ad ogni pasto la quantità di ogni alimento mangiato (nonché di quello che i bambini versavano a terra!) venne assiduamente registrata. Oltre a questo bisogna aggiungere le registrazioni dell'altezza e del peso, le osservazioni sul transito intestinale, le radiografie ossee e le analisi sanguigne.
All'inizio dell'esperimento i bambini erano appena stati svezzati, cioè avevano dai sei agli undici mesi di vita e non avevano ancora mai mangiato alcun alimento che non fosse il latte. La Davis scelse quest'età perché i bambini, non avendo ancora sperimentato personalmente questi cibi e non essendo stati influenzati dalle idee delle persone più grandi, non potevano avere pregiudizi o inclinazioni nei loro confronti. Gli alimenti utilizzati durante questi sei anni erano tutti freschi e non conservati.
Il grano era utilizzato in chicchi (niente pane), lo zucchero non era utilizzato, il latte era proposto ma non i latticini.
La preparazione dei cibi era la più semplice possibile. La carne, gli ortaggi e la frutta erano tagliati finemente, schiacciati o grattugiati. La frutta e la lattuga erano serviti crudi. I fiocchi d'avena, il grano, il manzo, il midollo osseo, le uova, le carote, i piselli, il cavolo e le mele erano serviti sia crudi che cotti. Gli altri alimenti erano quasi sempre serviti cotti. La cottura veniva effettuata facendo attenzione a non perdere le sostanze solubili e senza l'aggiunta di sale o di condimenti. L'acqua era aggiunta solamente nella cottura dei cereali. I cibi non erano combinati insieme (nessuna preparazione tipo zuppe o pappe) al fine di assicurare che ciascun alimento venisse scelto solo per se stesso.
I 34 alimenti erano: acqua, latte intero, latticello, sale marino integrale (proposto da solo, non per condire), frutta (mele, banane, succo d'arancia, ananas fresco, pesche), ortaggi (pomodori, barbabietole rosse, carote, piselli, rape, cavolfiori, cavolo, spinaci, patate, lattuga), cereali (fiocchi d'avena, farina di mais, crackers di segale, grano in chicchi, orzo in chicchi), carne (manzo, agnello, midollo osseo, gelatina di ossa, pollo, animelle, cervello, fegato, rognone), pesce (merluzzo).
Tutti gli alimenti venivano serviti tutti i giorni, scaglionati su tre o quattro pasti.
Ogni articolo veniva servito su un suo piatto separato.
Il cibo non veniva assolutamente offerto al bambino, né fisicamente né verbalmente. L'ordine dato alle bambinaie era quello di starsene sedute in silenzio accanto al bambino, col cucchiaio in mano, e di non fare alcun movimento. Se, e solo se, il bambino prendeva in mano un alimento o lo indicava col dito la bambinaia ne prendeva una cucchiaiata e, se il piccolo apriva la bocca, lo imboccava. Non poteva fare nessun commento su quello che il bambino mangiava o non mangiava, non poteva indicare o attrarre in alcun modo la sua attenzione verso un alimento particolare, né poteva rifiutare o impedirgli di mangiare un qualche alimento. Il bambino poteva mangiare con le dita o in qualsiasi altro modo volesse, senza alcun commento o correzione da parte della bambinaia. Il vassoio poteva essere tolto solo quando il bambino aveva smesso definitivamente di mangiare, di solito dopo venti o venticinque minuti.
Risultati sulla salute e sulla dieta dei bambini: tutti i 15 bambini riuscirono sempre a trovare quello che volevano mangiare, avevano appetito e sono cresciuti vigorosamente. La costipazione era sconosciuta e i lassativi non furono mai usati. I raffreddori e le influenze duravano sempre tre giorni e senza complicazioni di alcun tipo. A parte un caso di tonsillite ed un'epidemia di mononucleosi, durante sei anni non ci furono malattie serie. Quando i bambini stavano per avere un raffreddore o un'influenza, smettevano di mangiare uno o due giorni prima della comparsa dei primi sintomi, e ricominciavo a mangiare con molto appetito un giorno prima della scomparsa definitiva dei sintomi. Durante la convalescenza i cibi preferiti erano il manzo crudo, le carote e la barbabietola rossa.
Alcuni dei bambini non erano in buone condizioni prima di cominciare l'esperimento: alcuni erano denutriti e sottopeso, e quattro bambini erano affetti da rachitismo. Nel vassoio di uno dei rachitici veniva proposto anche un bicchierino con olio di fegato di merluzzo: il bambino lo sceglieva e lo beveva di tanto in tanto, fino a quando le analisi sanguigne e le radiografie mostrarono che il rachitismo era guarito, dopo di che non ne bevve più. Agli altri tre bambini rachitici non venne proposto l'olio di fegato di merluzzo, ma guarirono esattamente nello stesso tempo dell'altro, senza ricevere né farmaci, né integratori, né raggi ultravioletti. Indipendentemente dalle loro condizioni iniziali, tutti i bambini giunsero alla stessa situazione di salute ottimale, ed erano anche più in salute della media dei bambini della loro età, a detta anche di altri medici che li hanno esaminati.
Risultati sull'adeguatezza delle diete scelte dal punto di vista delle norme e degli standard nutrizionali: l'apporto calorico giornaliero medio era nei limiti stabiliti dagli standard per la loro fascia di età, ad eccezione di quei bambini che erano denutriti all'inizio dell'esperimento, i quali durante i primi sei mesi eccedettero gli standard. Col tempo l'apporto calorico diminuì come previsto e nessun bambino divenne magro o grasso: la corporatura rispecchiava una grande uniformità. Riguardo all'equilibrio acido-alcalino, risultò una moderata preponderanza degli alimenti potenzialmente alcalini.
Sul totale delle calorie assunte nell'arco dell'esperimento, le proteine costituirono il 17%, i lipidi il 35% e i glucidi il 48%. Ma a seconda del bambino e dell'età, la percentuale delle proteine variava dal 9% al 20% e diminuiva con la crescita e con l'incremento dell'attività fisica. Nessuna statistica venne effettuata sui minerali e le vitamine, ma la Davis suppone che le carenze fossero molto improbabili. Bisogna riconoscerle anche una scusante: alla sua epoca non esistevano i computer, quindi niente data base, niente fogli di calcolo, niente programmi statistici: in qualità di semplice pediatra, il suo lavoro fu già abbastanza monumentale, basta pensare che vennero registrati ben 36000 pasti.
Per quanto riguarda il calcio e la vitamina D, sebbene i bambini passassero periodi di tempo considerevoli senza bere latte (o poco), le radiografie mostrarono sempre un'eccellente calcificazione ossea.
Contributi allo studio della comprensione dell'appetito e di come esso funzioni: lo studio suggerisce l'esistenza di un qualche meccanismo innato e automatico che regola l'equilibrio tra i nutrienti essenziali, e l'appetito fa parte di questo meccanismo. Le diete scelte dall'appetito rispecchiavano più o meno il rapporto tra nutrienti consigliato dai pediatri e dai nutrizionisti. Al contrario, i tipi di alimenti e le loro quantità non si conformavano assolutamente alla pratica pediatrica. Ogni dieta era diversa dalle altre: quindici diversi modi di alimentarsi, e in nessun caso i cereali e il latte erano predominanti. All'apparente confusione contribuiva anche il fatto che periodicamente i gusti cambiavano imprevedibilmente, e i pasti risultavano spesso in strane combinazioni di cibi che avrebbero costituito l'incubo di ogni dietologo (ad esempio, succo d'arancia+fegato a colazione, uova+banane+latte a cena). Era evidente che l'appetito selettivo si sviluppava in base all'esperienza sensoria, cioè in base al gusto, all'odorato e senz'altro al sentimento di agio e di benessere postprandiale, simile a quello dei bambini allattati al seno.
La Davis ammise chiaramente che la specificità dell'esperimento risiedeva nella scelta degli alimenti proposti, basata sull'ipotesi che l'istinto alimentare funzionasse solamente con alimenti più naturali possibili, come quelli consumati dalle popolazioni di cacciatori-raccoglitori. E disse anche che avrebbe voluto continuare l'esperimento confrontando il funzionamento istintivo di bambini a cui venivano proposti alimenti naturali con quello di bambini a cui venivano proposti alimenti lavorati (pane, alimenti conditi o mischiati, ricette con più ingredienti, zucchero, latticini...), ma rimpianse di non avere più fondi a disposizione per farlo (gli Stati Uniti erano nel bel mezzo della Grande Depressione). Sebbene anche oggi siamo nel bel mezzo di una depressione economica altrettanto grave, io esorto ricercatori e nutrizionisti a condurre l'esperimento che la Devis non poté portare avanti, al fine di determinare con esattezza in quali condizioni ideali l'istinto alimentare funziona con maggior precisione.
Per leggere l'articolo originale, cliccate qui.

L'ebook dell'Istintonutrizione è disponibile su Lulu al seguente indirizzo:
 

Include anche la traduzione del libro "Manger Vrai" di Guy-Claude Burger

4 commenti:

  1. Complimenti, non ero a conoscenza di questo esperimento nonostante sia informatissimo sull'alimentazione.
    Ben fatto ;)

    RispondiElimina
  2. Ti ringrazio per l'interessantissimo articolo, di importanza fondamentale direi, dopo gli studi di Weston Price, alla faccia dei vegan e altre amenità che sostengono l'infondata teoria dell'uomo fruttariano riportando sempre l'errato esempio sull'istinto infantile....
    Mi permetterò di linkare il tuo articolo ogni qualvolta dovrò controbattere assurde teorie fruttariane!

    RispondiElimina
  3. Grazie per i complimenti, ma devo precisare che l'intento del mio articolo non è quello di screditare i vegetariani o i fruttariani, anche perché volendo è possibile dimostrare tutto e il contrario di tutto, e la scienza moderna purtroppo ne dà la prova. I miei articoli hanno solo lo scopo di stimolare una riflessione sul rapporto tra Natura e Cultura, tra istinto e intelletto, tra individuo e ambiente, e temo che la questione non si limiti solo al problema carne/non carne. Ciao

    RispondiElimina