sabato 17 ottobre 2009

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Carl Gustav Jung


Le scoperte di Jung ci obbligano a confrontarci con alcune realtà che vanno al di là del nostro senso comune. E infatti, la lingua attuale spesso non fornisce i termini appropriati per designare le nozioni proposte da Jung. Inoltre, per effetto del consenso razionalistico e delle strutture psichiche in vigore nella nostra società, le nostre esperienze metapsichiche sono rare, relegate al rango di bizzarrie senza alcuna importanza. E questo spiega la difficoltà di comprensione con cui si sono scontrate le tesi del grande psicanalista svizzero, e le confusioni di cui furono oggetto le nozioni fondamentali che lui utilizzò. Queste nozioni sono:
- l'archetipo: non è un simbolo o un prototipo di pensiero nel senso ordinario, ma una forma di pensiero-emozione arcaica, espressione di un'energia trascendente, preesistente alla nostra coscienza, e che arriva a noi per via metapsichica.
- l'energia numinosa: è un'energia psichica, o più esattamente metapsichica, portatrice di un'informazione altamente differenziata (più complessa del nostro pensiero logico-matematico), che si esprime sotto forma di archetipi attraverso intuizioni, sogni e visioni, e che ha il compito di dirigere la nostra esistenza e darle un senso.
- l'inconscio collettivo: non è un esempio di strutture o di conoscenze acquisite comuni agli individui di una società, ma è il piano metapsichico in sé, cioè uno spazio complementare, luogo degli archetipi e delle energie numinose, che trascende lo spazio-tempo ordinario.
- le visioni paranormali: da non confondere con le allucinazioni a carattere patologico, sono percezioni extrasensoriali dell'informazione portata da questo spazio complementare, sono sempre cariche di energia numinosa, sia che si tratti di visioni simboliche, sia che si tratti di vere e proprie visioni "a distanza", più conosciute dagli parapsicologi.
- la spiritualità: non è una somma di dogmi, di credenze e di principi morali appresi, ma è quella parte della vita interiore che si costruisce nel dominio delle energie numinose e che ci lega al mondo degli archetipi, vale a dire alla Divinità.
- la dissociazione: significa perdita dell'unità interiore originaria per effetto delle tendenze distruttrici dovute alla rimozione delle energie archetipali o istintive, il che comporta la separazione tra diversi compartimenti della realtà psichica.
- il processo di individuazione: consiste nel ristabilire l'unità originaria della Psiche (piano psichico e metapsichico), tramite l'interpretazione dei simboli onirici o la riproduzione dei comportamenti archetipali, in special modo dell'infanzia, senza che il problema abbia ancora trovato una soluzione pienamente soddisfacente.

Dapprima discepolo di Freud, Carl Gustav Jung (1875-1961) prese le distanze dal suo maestro perché trovava eccessive le sue tesi sessuali sulla libido. Si consacrò allora allo studio dell'inconscio e dei simboli arcaici delle diverse tradizioni. Le sue osservazioni lo obbligarono ad ammettere l'esistenza di fenomeni che non possono essere spiegati dalle leggi ordinarie dello spazio-tempo (i cosiddetti fenomeni "psi"). Con lo svizzero Pauli, premio nobel per la fisica, formulò una teoria con la quale tentava di spiegare questi fenomeni, e sviluppò soprattutto le nozioni di Archetipi e di inconscio collettivo, le quali li situano nella prospettiva dell'evoluzione spirituale.
Pur sottolineando l'insufficienza di una comprensione puramente intellettuale, estranea all'esperienza interiore, Jung definì gli Archetipi come immagine e emozione allo stesso tempo, cioè entità simboliche cariche di "numinosità", svelate al conscio sotto forma di intuizioni, di sogni o di visioni. Questa numinosità, o energia psichica, è portatrice di un'informazione che organizza il nostro psichismo, conferendo un significato spirituale al nostro vissuto e dirigendo l'evoluzione della nostra psiche. La perdita o la rimozione di queste energie numinose ha delle conseguenze incalcolabili, come la nevrosi, l'aberrazione, la dissacrazione, la despiritualizzazione, la dominazione degli istinti malefici, il materialismo, la tirannia dell'intelletto, le contraddizioni interiori, la compartimentazione dello psichismo, la dissociazione, la confusione sociale: problemi in continuo aumento.
Jung, pur sottolineando l'importanza della perdita del contatto con questo mondo "psi", non sembra aver considerato il rapporto tra l'accesso a questo mondo e la sessualità, forse a causa della sua opposizione nei confronti di Freud e delle sue tesi. Questa lacuna spiega la lentezza con la quale Jung dovette procedere, poiché la quantità di materiale vivente di cui dispose, spigolature dei sogni e delle visioni dei suoi pazienti, era raro.
Nonostante ciò, Jung ha il merito di essersi saputo liberare, con un metodo rigoroso, del riduzionismo organicista e materialista che invece pesa ancora oggi come un giogo sulla scienza e sulla psicologia classica, lentissime nell'assimilare scoperte di questo tipo. E ancor più significativo è il fatto che, sebbene fosse partito da un razionalismo perfettamente convenzionale, sia giunto a riabilitare certi fenomeni che erano discreditati a quell'epoca, rimettendo in discussione non solo la conoscenza scientifica e le antiche credenze spiritualiste, ma il senso stesso dell'esistenza e il futuro dell'umanità.
Jung dà alla nozione d'istinto, che lui riallaccia a quella di Archetipo, un senso molto elevato, che spazia dalle funzioni animali fino agli schemi dinamici della vita spirituale (lo stesso complesso di Edipo, ad esempio, con tutti i suoi fantasmi di scene primarie e le sue energie, è anch'esso un Archetipo). Obbedire agli istinti, sempre che non siano perturbati, non vuol dire giocare a fare l'animale, ma al contrario accettare consapevolmente la totalità fisico-spirituale del destino umano. Rinnegarli, invece, vuol dire porsi in contraddizione con le forze sacre che vanno al di là del nostro intendimento, cadere nella dissociazione interiore, concedersi una libertà che si paga con l'alienazione della nostra esistenza. La negazione del surreale e del divino (per altro irrazionale e indimostrabile tanto quanto la loro affermazione gratuita) e la deviazione delle energie "psi" dal proprio fine spirituale ci portano al malessere e alla nevrosi generale, alla disintegrazione culturale e morale, alle discordie politiche e al suicidio collettivo. Tutto questo per il piacere di prostrarci alla dea Ragione e di aggrapparci disperatamente ad una Scienza effimera.
Riepilogando, Jung ha esplorato il mondo degli Archetipi e dei fenomeni "psi", denunciando le conseguenze patogene della perdita del contatto con questi valori primordiali. Ma quale soluzione ci suggerisce? Ecco un passo del suo "Saggio sull'esplorazione dell'inconscio": "Siccome qualsiasi cambiamento deve incominciare da qualche parte, sarà l'individuo isolato colui che ne avrà l'intuizione e la realizzerà. Questo cambiamento può germogliare solamente nell'individuo, e può accadere in uno qualsiasi di noi. Nessuno può permettersi di aspettare, guardandosi intorno, che qualcuno compia ciò che non si vuole fare. Sfortunatamente, sembra che nessuno sappia cosa fare; forse sarebbe la pena che qualcuno si interroghi, chiedendosi se il proprio inconscio non sappia forse qualcosa che potrebbe esserci utile a tutti." "Noi siamo così affascinati, così assorbiti, dalla nostra coscienza soggettiva che abbiamo dimenticato il fatto, noto ormai da millenni, che Dio parla soprattutto per mezzo dei sogni e delle visioni. Il buddista rifiuta i fantasmi prodotti dall'inconscio come inutili illusioni. Il cristiano pone la Chiesa e la sua Bibbia tra lui e il proprio inconscio. Il razionalista non sa ancora che la coscienza non è sempre la psiche."
Il suo è un saggio consiglio che merita di essere preso in seria considerazione, soprattutto perché oggi la parapsicologia, in perfetto accordo con la fisica fondamentale, ha ormai dimostrato scientificamente la realtà oggettiva dei fenomeni paranormali, checché ne dica il nostro stimato Piero Angela.
In definitiva, però, Jung non ha risposto ad una domanda cruciale: perché abbiamo perso il contatto con i "valori primordiali"?
PS: molto interessante è la prefazione di Jung alla versione dell'Yi King di Richard Wilhelm: leggetela qui

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