Da quando 150 anni fa Charles Darwin svelò i meccanismi della selezione naturale, la speculazione evoluzionistica non ha cessato di allargarsi a macchia d'olio, arrivando ad interessare qualsiasi campo del sapere, e naturalmente anche le scienze dell'alimentazione.
La costatazione più ovvia è stata il fatto che la nostra evoluzione culturale e tecnologica non va di pari passo con la nostra evoluzione anatomica, fisiologica e metabolica: anche un bambino di sei anni potrebbe averne il sospetto, ma è grazie alle conoscenze avanzate della biologia molecolare, e della proteomica in particolare, che si è riusciti a capire il perché. Gli artifici propri dell'intelligenza umana mettono sistematicamente il nostro organismo nella condizione di dover far fronte a molecole di nuova creazione per le quali il nostro genoma non può fornire gli enzimi adatti al fine di digerirle, assimilarle ed eliminarle. Per far fronte a questo compito i meccanismi evolutivi naturali avrebbero dovuto selezionare individui con cambiamenti genetici adeguati alle nuove condizioni. Ma il problema è proprio che la selezione naturale di geni codificanti nuovi enzimi richiede tempi nell'ordine di milioni di anni. L'evoluzione cerebrale dell'uomo, invece, ha avuto un'impennata nel giro di poche migliaia di anni e non c'è stato il tempo materiale per un adeguamento metabolico pienamente funzionale.
Passiamo in rivista i cinque stadi in cui l'Homo Sapiens ha cambiato le proprie abitudini di vita:
- 800.000-80.000 anni fa (culture Acheuleana e Mousteriana - Paleolitico inferiore e medio)L'uomo arcaico (Antecessor, Cepranensis, Heidelbergensis, Rhodesiensis e Neanderthalensis arcaici) consuma qualsiasi classe di alimenti grezzi (ad eccezione del latte animale) di provenienza esclusivamente selvatica. Produce arnesi primitivi di legno e pietra (clave, bastoni, lance, amigdale, martelline, spaccaossa...). Utilizza sporadicamente il fuoco e probabilmente solo per scopi non alimentari (riscaldamento, protezione dai predatori, vita sociale). La carne consumata proviene in piccola parte dalla caccia ed in gran parte dal furto di resti di animali uccisi da altri predatori. I maschi provvedono agli alimenti animali, le femmine agli alimenti vegetali e quasi tutto il cibo viene riportato al campo base. Seppellisce i propri morti, utilizza linguaggi verbali rudimentali e scolpisce le prime statuine di Veneri.. Vive in Africa, Europa e Asia. Utilizza pellicce per proteggersi dal freddo. I rappresentanti del genere Homo raggiungono il massimo della capacità cranica e della forza muscolare.
- 80.000-11.000 anni fa (Paleolitico superiore)L'uomo anatomicamente moderno di origine africana (Sapiens, Cro-Magnon) colonizza tutti i continenti terrestri e si ibrida con altri ominidi contemporanei (Neanderthalensis moderni, Idaltu, Denisova). Utilizza il fuoco per scopi alimentari, probabilmente per cuocere carne e tuberi selvatici, su focolari di pietre o forni di terra. Produce arnesi taglienti molto elaborati in pietra, corna e osso. Lavora le fibre vegetali per produrre indumenti, calzature, reti, trappole, lacci e cesti. I progressi nella lavorazione del legno gli permettono di catturare più animali e di più grandi dimensioni, con canoe, arpioni, ganci e propulsori per lance. Dipinge le pareti delle caverne.
- 9.000-3.000 BC (Mesolitico e Neolitico)L'uomo apprende le prime tecniche agricole, coltiva alcune specie annuali di granaglie e tuberi in mezzo alle piante selvatiche (agroforestazione, orticoltura forestale) e riproduce per via partenocarpica alcuni alberi da frutto. Utilizza la ruota, l'aratro e la zappa. Addomestica e alleva alcune specie animali, per ottenere carne, latte, yogurt e formaggio. Produce vasellame di terracotta per cuocere, conservare e preparare il cibo. Estrae il sale per condire e conservare il cibo. Costruisce nuovi arnesi per la caccia (frecce, archi, boomerang, asce, reti da circuizione). Produce il veleno per le frecce. Utilizza l'argilla, paglia e legno per costruire abitazioni. Tesse fibre vegetali e animali. Lavora il rame.
- 3.000-600 BC (Età del bronzo e Età del ferro)L'utilizzo di arnesi di bronzo, ferro e acciaio modifica profondamente le pratiche dell'agricoltura, della caccia, della preparazione alimentare e dello scambio delle merci. L'uomo padroneggia le tecniche della monocoltura, dell'irrigazione organizzata e dell'uso di forza lavoro specializzata. Si estrae l'olio d'oliva, l'olio di palma e si produce il burro. Si sviluppano le civiltà urbane (a cominciare con quella egiziana, mesopotamica e indiana)
- dal 600 BC ad oggi (periodo storico)Gli artifici e la tecnologia dell'uomo diventano sempre più complessi. La tradizione culinaria si arricchisce sempre di più: il numero delle ricette cresce esponenzialmente (gastronomia) sebbene il numero delle specie viventi diminuisca all'impicchiata (biodiversità). L'uomo acquisisce il dominio totale sulle specie vegetali e animali, e sconvolge tutte le catene trofiche naturali.
Allora come risolvere questo problema? Molti autori hanno cogitato e formulato regimi alimentari speciali nell'intento di colmare (o almeno accorciare) questo divario tra patrimonio genetico e tradizione gastronomica. Qui di seguito faccio un elenco delle cinque metodiche alimentari che io ritengo migliori. Non in assoluto naturalmente, ma sicuramente rispetto all'alimentazione tradizionale e all'alimentazione raccomandata dalla scienza accademica, ed anche rispetto ad altre mode dietetiche che non trovano la necessaria giustificazione nel sapere in campo evoluzionistico, come ad esempio: il fruttarismo, il crudismo vegano, la macrobiotica, la dieta latto-vegetariana cotta, la dieta alcalina, la dieta brethariana, la dieta a zona, la dieta ketogenica, etc...
Queste “top 5” sono classificate in ordine decrescente di “legittimità” scientifica e di difficoltà di applicazione: in effetti le metodiche alimentari che trovano maggiore corrispondenza con le nozioni di biologia evolutiva sono anche quelle che presentano maggiori difficoltà di applicazione, dovute soprattutto al divario con l'ambiente sociale di appartenenza, all'approvvigionamento dei cibi adatti e alla dipendenza fisico-psichica nei confronti dell'alimentazione precedente.
-1) Istintonutrizione di Guy-Claude Burger
(Metodo di rieducazione dell'istinto alimentare)
- esclusione di qualsiasi alimento che abbia raggiunto una temperatura superiore ai 40°C ed inferiore a 0°C
- esclusione di quasiasi denaturazione meccanica (mescolamento, condimento, sovrapposizione, estrazione, triturazione, spremitura, frullatura)
- è necessaria la disponibilità di ogni classe di alimenti, ad esclusione del latte e dei latticini
- preferenza per specie, varietà e razze selvatiche o poco selezionate
- evitare alimenti ottenuti con l'utilizzo di prodotti di sintesi chimica
- l'attrazione olfattiva e il riflesso di salivazione sono gli unici criteri per la scelta dell'alimento da mangiare
- l'alliestesia gustativa e la replezione sono gli unici criteri per determinare la quantità da mangiare
- è essenziale l'approvvigionamento di alimenti di elevata qualità e di ampia diversità
-2) Crudismo non vegano
- tutti gli alimenti sono permessi purché rigorosamente crudi (50°C): frutta fresca, frutta essiccata, ortaggi, verdure, semi, noci, alghe, olive, cocco, avocado, carne, pesce, frutti di mare, uova, miele, polline, etc... (ad eccezione del latte e latticini da evitare anche se crudi)
- sono inclusi: sale, olii spremuti a freddo, spezie, erbe aromatiche, aceto, vino, cacao, stevia, superfoods (acai, maca, chlorella, chia, spirulina...)
- esempi di preparazioni: macedonie senza zucchero, insalate composte, pinzimonio, germogli, frullati verdi, latte di mandorle, salse di noci, centrifugati, succhi d'erba, spremute, gelati senza latte, crackers crudisti essiccati, pane esseno, formaggio di anacardi, carpaccio, tartara, salumi non pastorizzati, pemmican, jerky, maionese non pastorizzata, sashimi, pesce marinato, pesce affumicato a freddo, etc...
- è permessa la congelazione e l'essiccazione al sole
- è permessa la congelazione e l'essiccazione al sole
-3) Regime Ipotossico di Jean Seignalet
- include tutti gli alimenti ad esclusione di latte, latticini, frumento, grano duro, mais e qualsiasi prodotto contenente uno di questi alimenti (anche se in piccola quantità)
- utilizzare metodi di cottura dolci che non superano la temperatura di 110°C (bollitura, vapore, bagno-maria)
- gli olii devono essere spremuti a freddo e non devono essere utilizzati durante la cottura, scartare ogni alimento contenente olii raffinati o margarine
- evitare gli alimenti inquinati e scegliere se possibile prodotti biologici
- dare sempre la preferenza agli alimenti crudi
- i prodotti animali non si devono mangiare tutti i giorni
- includere fermenti lattici e integratori di vitamine e minerali
-4) Paleodieta di W. L. Voegtlin, S. Boyd Eaton, M. Konner, L. Cordain
- in prevalenza: carne, frattaglie, pesce, frutti di mare, uova, frutta, noci, verdure, funghi, erbe aromatiche, spezie, miele, germogli.
- fra i prodotti animali sono da preferire le carni grass-fed, la cacciagione e il pesce non allevato.
- esclusi: tutti i cereali, i farinacei, i legumi, i prodotti a base di soia, latte, latticini, zucchero raffinato, sale
- tutti i metodi di cottura sono permessi
- condire solo con olio extravergine d'oliva o olio di colza
- cuocere solo con olio di cocco o strutto
- le proporzioni di lipidi, glucidi e protidi vengono variate in funzione dell'attività fisica individuale e delle prestazioni sportive auspicate.
-5) Dieta dissociata di William Howard Hay
- 1° gruppo: farinacei, pane, pasta, cereali, riso, zucchero, dolciumi, patate, frutta fresca, frutta essiccata, miele, bevande alcoliche, bevande zuccherate, legumi, ortaggi amidacei, castagne...
- 2° gruppo: verdure a foglia, ortaggi a frutto, latticini, uova, noci, noce di cocco, avocado, olive, semi oleosi, soia, condimenti
- 3° gruppo: carne, salumi, pesce e frutti di mare
- 2° gruppo: verdure a foglia, ortaggi a frutto, latticini, uova, noci, noce di cocco, avocado, olive, semi oleosi, soia, condimenti
- 3° gruppo: carne, salumi, pesce e frutti di mare
- i gruppi 1 e 3 non devono essere mai mischiati nello stesso pasto o nella stessa ricetta
- il gruppo 2 può moderatamente essere mischiato con gli altri gruppi
- il gruppo 2 può moderatamente essere mischiato con gli altri gruppi
- comporre pasti e ricette col minor numero di alimenti e ingredienti
- far trascorrere almeno 4 ore e mezzo fra un pasto e l'altro
- la regola "no carbs after seven", cioè evitare gli alimenti del primo gruppo a cena
- la regola "no carbs after seven", cioè evitare gli alimenti del primo gruppo a cena
Nonostante la nocività dell'alimentazione tradizionale sia stata ampiamente dimostrata dalla scienza dell'evoluzione, dalla biologia molecolare e dalla genomica, ci sono ancora alcuni rappresentanti dell'establishment accademico, medico e agroalimentare che continuano ad opporsi adducendo motivazioni facilmente invalidabili. Elenco le due principali obiezioni:
- Il fuoco sarebbe stato utilizzato per scopi alimentari anche nel Paleolitico inferiore. Il maggiore proponente di questa teoria è Richard W. Wrangham che, a partire da un unico ritrovamento di terra bruciata risalente a 1,8 milioni di anni fa (Koobi Fora, Kenia), dichiara che Homo erectus avrebbe utilizzato il fuoco per scopi alimentari in tutto il Paleolitico inferiore. Questa affermazione è disdegnata dalla maggior parte dei paleoantropologi, per i quali i primi segni incontrovertibili di cottura si possono far risalire solo ai Neanderthalensis dell'ultimo periodo glaciale: 80.000-30.000 anni (Gorham Cave, Gibilterra), 80.000-60.000 anni (Shanidar Cave, Kurdistan), 40.000-36.000 anni (Spy, Belgio). C'è da dire, comunque, che Wrangham non è un paleoantropologo, ma un primatologo che ha dedicato tutta la vita ai gorilla: è un acceso sostenitore della dieta vegetariana cotta e ha sempre cercato disperatamente qualsiasi appiglio pur di dimostrare che l'uomo si è evoluto consumando tuberi cotti.
- Poche migliaia di anni sarebbero state sufficienti per un adeguato adattamento alla cottura, ai cereali cotti, ai latticini e a tutta la recente tradizione culinaria. Questa affermazione si basa su due casi precisi, quello della lattasi e quello dell'amilasi. E' infatti scientificamente provato che le popolazioni umane che hanno una tradizione storica di produzione di latticini abbiano sviluppato geneticamente la capacità di produrre lattasi anche in età adulta. Tutti i mammiferi possono produrre questo enzima per digerire il lattosio del latte materno, ma solo l'uomo continua a consumare latte e latticini dopo il periodo di allattamento. Per l'amilasi salivare, invece, si è scoperto che le popolazioni che tradizionalmente consumano più alimenti amidacei presentano un incremento del numero di geni che codificano questo enzima, il che migliorerebbe presumibilmente la digestione degli amidi. Entrambi questi esempi concernono una mutazione genetica che modifica solo le modalità di utilizzo di enzimi già codificati nel patrimonio genetico umano: per questo motivo non si possono paragonare con l'evoluzione genetica che sarebbe necessaria per un adeguato adattamento ai cibi della tradizione culinaria. Infatti le molecole di nuova formazione che si ingeriscono sistematicamente con i cibi cotti o i latticini (ad esempio l'acrilammide, le amine eterocicliche, le casomorfine bovine, le glicotossine esogene...) richiedono la creazione di enzimi nuovi, per la cui selezione occorrono milioni di anni.
Referenze scientifiche sui tempi necessari per la codifica di nuove proteine:
Molecular Biology: Understanding the genetic revolution
On becoming human
Membranes, dissipative structures and evolution
On becoming human
Membranes, dissipative structures and evolution
Molecular clock: proteins that evolve at different at different rates
"L'alimentazione ovvero la terza medicina" del dott. Jean Seignalet
Alcune nozioni di paleoantropologia qui
Include anche la traduzione del libro "Manger Vrai" di Guy-Claude Burger
"L'alimentazione ovvero la terza medicina" del dott. Jean Seignalet
Alcune nozioni di paleoantropologia qui
L'eBook dell'Istintonutrizione è disponibile su Lulu al seguente indirizzo:
Include anche la traduzione del libro "Manger Vrai" di Guy-Claude Burger