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martedì 13 ottobre 2009

Nosologia alternativa (prima parte): la visione di Jean Seignalet



Jean Seignalet è un medico chirurgo francese morto nel 2003, lavorava presso l'ospedale di Montpellier. Nella prima parte della sua vita, dal 1969 al 1989 fu direttore del laboratorio di Immunologia di Montpellier ed ottenne fama internazionale per i suoi lavori sull'istocompatibilità. Dal 1989 in poi spostò la sua attenzione dall'immunologia alla nutrizione e giunse ad elaborare delle teorie sulle relazioni tra l'alimentazione e la comparsa delle varie patologie.
Lui divide le malattie in tre grandi gruppi: le malattie auto-immuni, le malattie di incrostazione/impregnazione, le malattie di eliminazione. Esaminiamole nel dettaglio:
- Le malattie autoimmuni: l'autoimmunità è caratterizzata da una risposta immunitaria cellulare e/o umorale diretta contro varie cellule o costituenti dell'organismo. Questa risposta è aggressiva e può creare lesioni o anomalie di funzionamento dei vari organi, il che comporta anomalie cliniche e biologiche che permettono la diagnosi di malattia autoimmune.
Secondo la teoria medica in vigore, per affermare il carattere autoimmune di una malattia occorre aver identificato l'autoantigene e l'autoanticorpo, e aver provato che la malattia può essere trasmessa dai linfociti e/o dagli autoanticorpi.
Secondo Seignalet questi criteri sono troppo restrittivi, infatti essi non sussistono in molti stati patologici che eppure vengono considerati autoimmuni. Seignalet, invece definisce autoimmune qualsiasi malattia in cui esista una risposta immunitaria che non può essere spiegata dalla presenza di microorganismi interi o di tumori, e che comporti delle lesioni o una disfunzione di alcune cellule o tessuti.
L'autoimmunità rimane misteriosa per la maggior parte dei medici, i quali la ritengono semplicemente un funzionamento anomalo del sistema immunitario, e utilizzano farmaci che hanno solo effetti limitati e parziali, perché cercano di bloccare la risposta immunitaria e la risposta infiammatoria, ma senza risolvere le cause alla base.
Seignalet dice che le malattie autoimmuni vere, secondo la definizione classica, sono rare e costituiscono una piccolissima minoranza. In questi casi il cambiamento alimentare è impotente e l'unico ricorso rimangono i farmaci.
La stragrande maggioranza di queste malattie invece (tra cui il diabete mellito tipo I, l'artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, il lupus eritematoso sistemico, il morbo di Basedow-Graves, la sclerosi multipla e il morbo celiaco) possono essere definite xeno-immuni: corrispondono cioè ad una risposta immunitaria normale, seguita da una risposta infiammatoria normale, contro tessuti inizialmente sani, ma che ospitano un ospite indesiderato costituito da un peptide antigenico venuto dall'esterno.
Questo peptide antigenico proviene dall'intestino tenue e può essere di origine alimentare o batterica. In un primo periodo esso si accumula senza essere riconosciuto dal sistema immunitario (fenomeno della tolleranza immunitaria), il quale ad un certo punto si "risveglia" e scatena una reazione contro lo xeno-peptide, andando però a colpire anche le cellule che lo ospitano. Questa sarebbe una reazione immunitaria diretta, ma esisterebbe anche una reazione indiretta (chiamata incrociata) che non va a colpire lo xeno-peptide, ma un auto-peptide che gli assomiglia, nonché le cellule portatrici di questo auto-peptide.
- Le malattie di incrostazione (o impregnazione): se alcune delle molecole di origine alimentare e batterica hanno potere immunogeno, cioè possono provocare una risposta immunitarie, altre di esse invece (come le poliammine e le famose molecole di Maillard) non sono immunogene, e quindi saranno libere di circolare nell'organismo finché non verranno attirate da alcune cellule o tessuti, a seconda della loro struttura.
Qual è la sorte di queste molecole? Quelle di loro la cui struttura differisce nettamente dalle molecole dell'ospite saranno in parte fagocitate dai polinucleati neutrofili e dai macrofagi, ed in parte si accumuleranno nella matrice extracellulare, disturbandone il funzionamento.
Quelle di loro, invece, la cui struttura assomiglia alle molecole dell'ospite andranno a legarsi con la membrana cellulare (disturbando il funzionamento dei recettori e dei canali ionici) o penetreranno nel citoplasma e nel nucleo (disturbando l'attività enzimatica e non-enzimatica, nonché la struttura e la regolazione dei geni).
Le conseguenze secondarie di questo sovraccarico di sostanze nocive sono l'aumento del consumo d'energia, la diminuzione della produzione d'energia, le perturbazioni del funzionamento cellulare e la liberazione esagerata di radicali liberi.
Quale sarà l'esito finale? Ci sono diverse eventualità: le cellule incrostate possono morire o funzionare insufficientemente (ad es. l'Alzheimer, il Parkinson, l'osteoporosi, il diabete tipo II), o possono funzionare in modo sbagliato (ad es. l'ipercolesterolemia, l'artrosi, la gotta, la schizofrenia), o possono manifestare sofferenza (ad es. la fibromialgia, la spasmofilia, la depressione nervosa endogena) oppure possono diventare maligne (certi tipi di leucemie e certi tipi di cancro). Esempi di altre malattie di incrostazione sono: la tendinite, la cefalea, l'autismo, l'obesità, l'aterosclerosi, la sarcoidosi e l'invecchiamento precoce.
- Le malattie di eliminazione: tra la moltitudine di molecole nocive che penetrano l'organismo attraverso la mucosa dell'intestino tenue solo alcune sono degradabili dagli enzimi umani. Molte invece non lo sono, ad esempio certe molecole di Maillard (che sono così coriacee da resistere anche alla varechina e ai detergenti), le nitrosammine, gli idrocarburi aromatici policiclici e le ammine eterocicliche (o carboline) prodotte dalla cottura al di sopra dei 110°C.
Secondo Seignalet è evidente che queste molecole si accumulano nei tessuti e nelle cellule e, sempre secondo lui, sono i leucociti quelli normalmente preposti all'eliminazione di queste sostanze. Agendo come dei netturbini, essi captano tramite fagocitosi o endocitosi le macromolecole non degradabili e le trasportano, dopo aver attraversato un emuntorio cutaneo o mucoso, fino all'esterno dell'organismo. Vengono poi espulsi nell'ambiente insieme al loro "carico".
Compiendo il loro lavoro, i leucociti emettono delle citochine che stimolano la moltiplicazione delle cellule epiteliali (desquamazione) e la secrezione delle cellule ghiandolari (catarro, sebo...).
Quali sono queste vie di eliminazione? Le vie principali sono il fegato attraverso la bile, e il colon (o intestino crasso) attraverso le feci. Altre vie di eliminazione sono i reni, l'intestino tenue, lo stomaco, la pelle, i bronchi, le mucose della sfera ORL e la congiuntiva oculare.
L'eliminazione patologica appare quando le molecole da scartare sono abbondanti e i leucociti attivati sono numerosi. La presenza di una grande quantità di leucociti in un emuntorio ne provoca l'infiammazione cronica. Questa infiammazione è responsabile, da sola o in congiunzione con altri cofattori( batteri, virus, allergeni, inquinanti, alimenti, ecc...), di malattie che variano a seconda dell'emuntorio in questione, il quale dipende dalla struttura della molecola. L'eliminazione per via biliare (diarrea biliare) è senza dubbio la meno pericolosa: l'unico inconveniente è una perdita di minerali, soprattutto fosforo. Al contrario, l'attraversamento degli altri emuntori può avere conseguenze patologiche. A livello digestivo possiamo avere la colite, il morbo di Crohn, la gastrite, la duodenite... A livello cutaneo possiamo avere l'acne, alcuni tipi di eczema, la psoriasi, l'orticaria... A livello bronchiale possiamo avere la bronchite cronica, l'asma... A livello delle mucose della testa possiamo avere l'otite, la sinusite, la rinite allergica, la rinite cronica, i polipi nasali, le afte, l'edema di Quincke, la congiuntivite...
Per ulteriori informazioni, vi rimando al libro di Jean Seignalet "L'alimentazione ovvero la terza medicina".
Che ne pensate? Quali sono i punti positivi e quelli negativi?
La prossima volta vi parlerò di un'altra nosologia alternativa, completamente diversa da questa.
(fine prima parte)

PS: alcune informazioni sul regime alimentare raccomandato da Jean Seignalet qui

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