lunedì 19 ottobre 2009

Frutti amici dell'intestino: le Caesalpinioideae



Scommetto che non avete mai sentito parlare della famiglia delle Caesalpinioideae: è una famiglia di piante filogeneticamente molto antiche. Non fatevi ingannare dal nome, non crescono "al di qua delle Alpi", anzi sono tutte piante tropicali e subtropicali: il loro nome è dedicato ad Andrea Cesalpino, uno scienziato del XV secolo, considerato il primo tassonomista moderno.
Oltre a comprendere molte specie di alberi ornamentali bellissimi e profumatissimi (come ad esempio l'albero di Giuda), questa famiglia comprende alcune piante molto importanti per un'alimentazione istintiva e naturale. Questi frutti hanno due caratteristiche comuni: quella di fungere da regolatori del transito intestinale e quella di potersi conservare a lungo.
I frutti più conosciuti sono tre: la carruba, il tamarindo e la Cassia.
Quelli meno conosciuti sono: il néré, il karanj (o honge), il courbaril (o guapinol o jatoba), il guamuchil (o tamarindo di Manila) e il detar (o boto).
La carruba: in Sicilia e in Puglia i carrubi si trovano dappertutto, sebbene in Italia la polpa del frutto venga vergognosamente utilizzata solamente come foraggio per gli animali. L'albero può arrivare fino a 18 metri di altezza ed è molto longevo. La maturazione del frutto dura ben dieci mesi e la stagione in cui di solito si può trovare la nuova raccolta è l'autunno. La sua proprietà antidiarroica è probabilmente dovuta all'elevato contenuto di pectine. Esistono molte varietà coltivate e al momento dell'acquisto vi consiglio di scegliere i baccelli più spessi, polposi e teneri: una carruba di buona qualità dà l'impressione di contenere gocce di miele quando la mordete. Conservatela in un luogo fresco e soprattutto al riparo dagli insetti.
Il tamarindo: bisogna distinguere due varietà, quella acida e quella dolce. Il tamarindo dolce è una varietà che è stata selezionata a partire dal tamarindo classico, cioè quello acido. La proprietà lassativa del tamarindo dolce è blanda, mentre quella del tamarindo acido è più forte, ma essendo anche il sapore più forte allora se ne mangia anche molto meno. La sua origine è africana, ma ormai è diffusissimo soprattutto nel subcontinente indiano. La varietà dolce, infatti, è coltivata in Thailandia. La proprietà lassativa del tamarindo è dovuta all'elevato contenuto di acidi organici, soprattutto acido tartarico.
La Cassia: le specie più conosciute sono la Cassia Fistula e la Cassia Angustifolia. L'effetto lassativo e depurativo epatico di queste piante è dovuto alla sinergia di molti costituenti, tra cui i glicosidi antrachinonici, chiamati anche sennosidi. Altre piante lassative, come l'aloe, il rabarbaro, la frangola, il romice e la cascara contengono composti antrachinonici simili a quelli della Cassia.
Gli effetti principali dei sennosidi sull'intestino umano sono l'aumento della secrezione dei fluidi e l'aumento della motilità intestinale. I meccanismi fisiologici che producono questi effetti non sono stati ancora completamente delucidati: ci sarebbe un fenomeno di interazione e di attivazione delle cellule del sistema immunitario intestinale a livello del colon, nonché un fenomeno osmotico sulla parete intestinale e la produzione di prostaglandine, e per finire sarebbero coinvolti anche il fegato e i reni. Tutto questo ambaradan per dire che la Cassia fa andare al bagno, e che dopo ci si sente molto meglio!
C'è però una differenza fondamentale tra la Cassia Fistula e la Cassia Angustifolia:
- La Cassia Angustifolia (chiamata anche Cassia Alexandrina perché originaria d'Egitto) è un piccolo arbusto dalle cui foglie, tramite un processo estrattivo che non conosco, si ricava la senna, una polvere usata in praticamente tutte le preparazioni lassative in commercio. La senna deve essere considerata un vero e proprio farmaco e come tutti i farmaci bisogna rispettare la posologia, tenere in considerazione le controindicazioni (ileo, gravidanza, allattamento) e gli effetti collaterali dovuti al sovradosaggio (coliche addominali, diarrea severa, alterazioni del quadro elettrolitico e dell'equilibrio acido-base, pseudomelanosi del colon): l'assunzione deve essere quindi rigorosamente sotto il controllo di un medico o di un erborista qualificato.
- La Cassia Fistula, invece, è un albero alto 10 metri, diffuso in tutta l'Asia meridionale. Ha dei bellissimi fiori gialli, tanto che in inglese è chiamato Golden Shower Tree. E' il fiore nazionale della Thailandia e dello stato del Kerala in India, e nelle sue regioni d'origine il suo utilizzo terapeutico è attestato da millenni, soprattutto nella tradizione ayurvedica. Il frutto di questo albero è un baccello cilindrico, lungo all'incirca mezzo metro, costituito all'esterno da una sottile corteccia legnosa marrone e all'interno da tante piccole lamelle rotonde rivestite da una polpa nera e morbida, e tra queste rondelle si trovano i semi che sono molto simili a quelli della carruba. Al momento della maturazione dei frutti, questo albero assomiglia ad un enorme lampadario con tante lunghissime candele appese. L'utilizzo istintivo di questa pianta consiste nel mangiare la polpa nera cruda contenuta all'interno del baccello, dopo averlo aperto aiutandosi con i denti o con uno schiaccianoci, e facendo bene attenzione a sputare le lamelle rotonde e i semi. Come la carruba e il tamarindo, la Cassia non contiene molta umidità, quindi si conserva a lungo, in ambiente fresco e non soggetto a sbalzi di temperatura (tipo una cantina).
Trattandosi di un frutto naturale, la sua assunzione è regolata dal nostro istinto alimentare, anche se non potrebbe essere considerato un alimento come gli altri: infatti la Cassia Fistula è l'unico frutto che non inneschi un processo digestivo. Quando l'assaggerete, costaterete che ci saranno giorni in cui la polpa di questo frutto è dolce come confettura di prugne, aromatica come liquirizia, vellutata come cioccolato e riuscirete a mangiarne parecchia. Altri giorni, invece, la polpa avrà un odore talmente ripugnante e un sapore talmente acre che non riuscirete a mandarne giù neanche una rondella. E' un meccanismo naturale che ha l'intento di proteggervi da quegli effetti collaterali di cui parlavo prima nel caso della senna. Ed è un meccanismo molto fine e preciso: basta forzarsi a mangiarne un po' più del dovuto e si ha una scarica di diarrea accompagnata da coliche intestinali.
Nonostante i suoi potenziali effetti collaterali, la Cassia Fistula è un frutto che non dovrebbe mai farsi mancare chiunque incominci una dieta disintossicante o adotti un cambiamento alimentare radicale, perché essa facilita l'eliminazione delle tossine e rende i sintomi della disintossicazione molto meno sgradevoli e pericolosi, indipendentemente dall'avere o meno un problema di costipazione. Mangiando la Cassia Fistula di mattino a digiuno, verso le dieci ad esempio, gli effetti si faranno sentire dopo circa sei ore, cioè verso le quattro di pomeriggio: fate in modo di avere un bagno a portata di mano!
Un'altra specie di Cassia, simile alla Cassia Fistula ma molto meno lassativa, è la Cassia Javanica, da mangiare come un qualsiasi altro frutto.
La Cassia Fistula in canne (o bastoni) si può acquistare in erboristeria: occorre ordinarla appositamente e la fanno venire in breve tempo, chiusa in confezioni di alluminio sotto vuoto.
Se invece volete acquistare per corrispondenza la Cassia o il tamarindo dolce, ecco gli indirizzi di alcune aziende tedesche che spediscono anche in Italia: Orkos, Bioinsel, Passion4fruit, Fairfruit, Tropenkost e Veggies' Delight.
Quella di cui ho più fiducia è la Orkos, anche perché le altre parlano solo tedesco!

2 commenti:

  1. Ti ho già postato su Yoga.it esprimendo il mio apprezzamento della massa di notizie che riporti e che sembrano prese da enciclopedie o wiki. Non si deve temere di dichiararlo Io stesso nel mio sito cito tutto e questa la caratteristica di internet. La conoscenza è dominio dell'umanità. Il rispetto e la citazione della fonte dà il vantaggio di non essere sospettati di appropriazione o di alterazione. Il sostegno è fornito dalle ditte commerciali?
    La carruba eccezionalmente è presente in condizioni accettabili per l'alimentazione, almeno come curiosità, anche se un pò poco saporita, in una valletta abbastanza riparata, di Villa d'Adda a Bergamo. matasilogo oMm---...

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  2. Ciao Matisologo, ti ringrazio per le tue domande.
    In generale, i miei articoli sono il frutto dell'unione tra la mia esperienza personale di vita e tutto ciò che ho avuto l'opportunità di ascoltare, vedere e leggere negli ultimi quindici anni.
    Naturalmente, soprattutto per quanto concerne le notizie sugli alimenti, mi capita di prendere singole informazioni da varie fonti: ma non credo che interessi a qualcuno sapere dove ho letto che il nome delle Caesalpinioideae è dedicato allo scenziato Andrea Cesalpino, ad esempio.
    E se dopessi scrivere da dove ho preso ogni singola parola di cui sono composti i miei articoli, non solo diventerei pazzo ma l'articolo diventerebbe troppo pesante e lungo.
    Comunque, rispondendo più esattamente alla tua domanda: no, non copio gli articoli dalle enciclopedie, e per sapere ciò che traggo da Wikipedia puoi andarlo a vedere di persona.
    Per quanto riguarda il sostegno, sfortunatamente per me, devo rispondermi che non me lo fornisce nessuno. I nomi delle aziende le ho messi solamente per farvi un piacere, sta a voi approfittarne. Ho provato a mettere gli annunci di Adsense (Google) sul sito, ma nessuno ci clicca sopra e quando ci cliccano prendo solo 20 centesimi: in due settimane sono riuscito a racimolare ben 60 centesimi!
    Sono disoccupato (a causa della crisi) e vivo sulle spalle dei miei genitori. Se il mio blog vi piace e vi è utile, vi invito ad inviarmi un offerta per il sostentamento. Contattatemi tramite email, e vi suggerirò in quale modo farlo.
    Ciao

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